TUPILAQ – per una critica radicale alla civilizzazione

Nella cultura Inuit della Groenlandia e di altre regioni dell’artico, con il termine tupilaq si tende ad indicare una creatura mostruosa costruita da un angakkuq (sciamano) con ossa, denti e altre parti animali che prendeva vita attraverso canti rituali e veniva gettata in mare col compito di cercare e distruggere uno specifico nemico. I tupilaq venivano creati in luoghi segreti e in zone remote, in particolar modo a tarda notte, lontano da sguardi indiscreti. Per alcuni gruppi tribali Inuit, tupilaq è una parola che identifica anche un essere invisibile, a volte un fantasma altre una creatura composta da parti di diversi animali e umani, invisibile agli occhi della comunità ma non per lo sciamano.


TUPILAQ nasce dal bisogno di scrivere, fare ordine, trovare uno spazio adatto per diffondere idee, tensioni, riflessioni, esperienze e azioni che rientrano nel più ampio spettro di critica radicale anarchica alla civilizzazione capitalista, industriale e tecnologica.

TUPILAQ prende spunto da un decennio di ragionamenti, di vissuti e di letture sui temi dell’ecologismo radicale, dell’anarchismo verde, della critica anticiv e in senso lato dell’anarco-primitivismo, anche se non sempre in cieco accordo con tutti gli aspetti di queste correnti di pensiero all’interno del più ampio movimento anarchico.

TUPILAQ vuole essere uno spazio in cui tornare a parlare di inselvatichimento e lotta all’addomesticamento della civiltà tecno-industriale-capitalista in questi bui tempi di ecocidio e distruzione ambientale su scala globale. Per la totale liberazione della terra, delle comunità umane e animali. Per un’anarchia che sia selvatica e rurale.

TUPILAQ in origine voleva essere una pubblicazione cartacea aperiodica perchè fortemente critica nei confronti della tecnologia e di internet e convinta che la diffusione di riflessioni, critiche e tensioni attraverso i social network e gli schermi non sia la strada migliore per tornare a cospirare insieme, confrontarci realmente e attaccare questo mondo. Ma anche per creare una frattura profonda con l’alienazione, l’atomizzazione, l’apatia e lo spettacolo che scaturiscono dall’influattivismo contemporaneo e dalla frenesia con cui leggiamo e veniamo bombardati da notizie e opinioni, fuori e dentro la nostra area di riferimento.

L’idea di stampare qualcosa in cartaceo non è del tutto morta ma sarà destinata esclusivamente ad opuscoli, testi e traduzioni, affinchè queste pubblicazioni possano permettere di ritagliarsi del tempo disconnesso per la lettura e il ragionamento, per lo scambio e la discussione collettiva nel mondo reale e non solo virtualmente.

TUPILAQ non vedrà la pubblicazione solo di articoli, saggi o riflessioni con taglio maggiormente militante e/o politico, ma anche pensieri e storie perchè credo fortemente che la rottura dell’addomesticamento passi anche attraverso la decolonizzazione dell’immaginario, dei racconti e del linguaggio scritto e orale dalle modalità razionalistiche del capitalismo. Perchè per inselvatichirsi, bisogna imparare da capo a osservare, immaginare, parlare e ascoltare il linguaggio del selvatico e raccontare storie radicalmente nuove.

TUPILAQ è un progetto di critica radicale solidale e complice con chi attacca e resiste all’offensiva brutale del Capitale, dello Stato, delle tecnologie e del colonialismo; solidale e complice con qualunque essere vivente, umano e non, che si libera dalle catene e dalle gabbie, dalle galere e dall’addomesticamento, tornando ad essere libero e selvaggio; solidale e complice con chi subisce la repressione poliziesca, con chi sceglie l’azione diretta come metodo di lotta, con chi sperimenta e sogna una vita radicalmente diversa.

TUPILAQ si posiziona in quelle crepe lasciate dalla civilizzazione e dalle sue strutture portanti (industrialismo, tecnologia, ecc.) in cui l’incolto prospera, resiste e si oppone. Perchè chi sostiene che non esiste un altrove rispetto al capitalismo probabilmente non è mai andato alla deriva per i boschi, non hai mai ascoltato il canto degli uccelli, non si è mai arrampicato su un albero e non ha mai guardato negli occhi un animale selvatico.

TUPILAQ si batte per il selvatico e l’anarchia, cercando complici con cui cospirare attorno al fuoco.

“Inselvatichirsi è l’antitesi. Potrà esser adeguato soltanto un ritorno al selvatico verso comunità autonome e non tecnologiche”

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